«Un labirinto. Soltanto chi lascia il labirinto è felice, ma soltanto chi è felice può uscirne». Michael Ende
Pier Luigi Ricci |
“Nella vita contano le domande, perché le risposte ci appagano e ci fanno stare fermi,le domande ci obbligano a guardare avanti e ci fanno camminare.
“Nella vita contano le domande, perché le risposte ci appagano e ci fanno stare fermi,le domande ci obbligano a guardare avanti e ci fanno camminare.”
Pier Luigi Ricci
I grandi temi del nostro quotidiano, rappresentati con l’occhio sensibile e intuitivo di un educatore di lunga data, estremamente attento ai rapporti umani, al loro bisogno di svilupparsi, e di evolversi. Le sue ‘Esperienze di volo’ sono legate a tante questioni che riguardano il nostro quotidiano, le relazioni familiari, le crisi, i cambiamenti, gli atteggiamenti nei confronti della vita: il suo modo di affrontarle non è quello del maestro, ma del compagno di viaggio, che mette a disposizione il suo bagaglio di esperienze, di incontri. Con leggerezza, dialogando con il lettore, Pier Luigi Ricci non dà ricette di vita, ma ci aiuta a smarcarci da quei clichet in cui spesso finiamo per ingabbiarci: il suo è un invito a guardarci dentro, per aprire nuove domande, per continuare a crescere.
“In queste pagine – scrive Gianni Marmorini nell’introduzione – mi sono sentito guardato dai suoi occhi lucidi e penetranti, ho risentito il suo modo di parlare delle situazioni più serie come se raccontasse una barzelletta, anzi a volte raccontando proprio storie e barzellette. Così, serenamente, Pier Luigi Ricci ci invita ad accorgerci che ogni momento della vita non ci giudica, ma ci porta nuovi significati e ci apre nuove possibilità di crescita.”
2° ristampa, settembre 2013
ISBN 978-88-89669-20-4
Pier Luigi Ricci è, da trent’anni, educatore. La sua esperienza si è sviluppata nei centri di recupero tossicodipendenti, ma ha anche realizzato varie esperienze formative per l’infanzia l’ adolescenza. Da oltre dieci anni è uno dei principali collaboratori della Fraternità di Romena
fonte: www.romena.it/pubblicazioni/libri/prodotto/37-esperienze-di-volo-pier-luigi-ricci
di Vittoria Prisciandaro – JESUS, ottobre 2003
Luigi Ciotti e Pietro Ingrao, Alex Zanotelli e Luciano Violante, Marco Lodoli, Alberto Fortis, Giancarlo Caselli: sono alcunidei compagni di viaggio di Romena. Le loro testimonianze sono raccolte nel libro Prendi il largo. La Fraternità ha inoltre pubblicato due testi di don Luigi Verdi, “Il mandorlo” e La realtà sa di pane”; “Frammenti”, raccolta di pensieridi Giosuè Boesch, e “Foglie sparse”, poesie inedite dell’abbè Pierre.«Giosuè accarezza una pietra e la espone ai raggi del sole. La passa nelle mie mani. Dentro una frattura della pietra ha fuso una goccia d’oro. Mi guarda e mi dice con un sorriso: “Troppo preziose le ferite”». Un amico che ti guarda negli occhi. Una ferita che diventa preziosa. Materiali poveri che si trasformano in oggetti d’arte. E mani che stringono in un abbraccio e danno vita.Per raccontare la Fraternità di Romena e il suo fondatore, don Luigi Verdi, puoi scegliere tante strade. L’accoglienza e i corsi, la pieve e il Casentino, i compagni di strada famosi e l’apertura ecumenica, le pubblicazioni e il lavoro artigianale. Il brano dell’introduzione a “Frammenti”, raccolta di pensieri del pastore riformato Giosuè Boesch, sintetizza bene lo spirito di questa esperienza nata in un angolo della campagna toscana, dove l’antica pieve, che ospitava i pellegrini diretti a Roma, è diventata «porto di mare» per tanti cercatori di oggi.Partiamo dalle mani e dagli occhi. «La crisi è sempre vista come un problema e invece è un’opportunità»: don Luigi, 45 anni, inizia così il racconto della svolta che lo ha condotto a Romena. Famiglia semplice, «mio padre era spazzino, mamma casalinga», primo di cinque fratelli, vocazione a vent’anni, improvvisa, «Non ero esattamente un tipo casa e chiesa. Ero il più giovane distributore dell’Unità, ad Arezzo. Poi conobbi un sacerdote molto legato a figure “toste”,profetiche… padre Vannucci, don Milani… Mi piacque e una notte di Natale decisi che volevo fare il prete».Al settimo anno di parrocchia, a Pratovecchio, diocesi di Fiesole, arriva la crisi. Luigi va dal suo vescovo e chiede di essere lasciato libero per un anno. «Fu grande, capì che avevo bisogno di rientrare in me, ma seguendo la mia strada» . I primi tre mesi sabbatici li trascorre lavorando di notte in un bar di Monterchi, «tra camionisti e puttane». Poi altri tre mesi tra i campesinos della Bolivia, zaino in spalla. E infine nel deserto, alla scuola di Charles de Foucauld.«Quando tornai dissi al vescovo che continuavo a fare il prete, lì, senza scappare, ma per qualcosa che sentivo mia». L’idea è mettere a frutto quell’anno passato alla scuola della strada, dove aveva imparato tre cose: «Dovevo togliere la maschera, farmi vedere come ero; vincere la timidezza, guardare la gente negli occhi; non nascondere più la mia debolezza, ma costruirci su». Mostra le mani e la caviglia: ci sono volute sette operazioni per porre rimedio ai danni di un medicinale sbagliato assunto dalla mamma durante la gravidanza: «Quando sono nato, le dita delle mani e quelle dei piedi erano appiccicate. Le ho nascoste per anni. Poi ho capito quella parola di Gesù: la pietra scartata è diventata testata d’angolo».È un fiume in piena. L’ironia e il colore della parlata toscana ci sono tutti, «poi scrivi tu…». L’antica pieve romanica, poco fuori Pratovecchio, con la benedizione del vescovo diventa un laboratorio di accoglienza. Sul canovaccio della sua crisi, «che è quella del figliol prodigo», Gigi – come lo chiamano gli amici – costruisce il primo corso: un’esperienza di conoscenza di sé e di semplificazione per arrivare all’osso, individuare i “nodi” su cui lavorare. «Ognuno ha due tre problemi di base, il resto sono alibi per nascondere quelli veri», dice il prete. All’inizio rispondono gli amici più stretti, poi c’è il passa parola. Dopo dodici anni, il libro presenze conta quasi seimila nomi per questo primo corso dal taglio umanistico-psicologico. Sono le parole di Rumi, il grande mistico sufi, ad accogliere l’ospite di turno: «Vieni, chiunque tu sia. Sognatore, devoto, vagabondo, poco importa. Vieni anche se hai infranto i tuoi voti mille volte. Vieni, vieni, nonostante tutto, vieni». In questi anni, le tre navate d’arenaria ruvida e severa della pieve hanno ospitato un’umanità varia. Industriali e prostitute, ragazzi marginali, coppie in difficoltà, preti e religiosi in crisi, famiglie colpite dal lutto di un figlio. La vocazione è scritta nella pietra, scolpita nel primo capitello a destra: «Alberico plebanus fecit hanc opram, tempore famis MCLII»: la pieve è nata per la gente in tempo di carestia. «Su quel capitello io leggo la mia storia, ma anche il senso più vero della parola crisi: opportunità di cambiamento»
Gianmaria Testa a Romena
L’inizio del concerto di Gianmaria testa alla Pieve di Romena il 21 settembre 2011 nell’ambito dell’incontro “Una fede nuda”. Il concerto viene introdotto dalla presentazione di don Luigi Verdi, responsabile della Fraternità di Romena.