
«Questa storia è ispirata a un luogo che esiste realmente, a nord-est del Giappone, nella Prefettura di Iwate. Un giorno, un uomo installò una cabina…
Il Telefono del Vento. 風の電話
Dall’editore

«Laura Imai Messina riesce a raccontare il dolore e la rinascita con sensibilità e dolcezza»
MICHELA MARZANO

Il Telefono del Vento è un luogo magico che esiste realmente nel nord-est del Giappone e che è centrale nel tuo romanzo. Come ne sei venuta a conoscenza? Perché è importante secondo te?
Mi sono imbattuta nel Telefono del Vento nel 2011, quando già vivevo in Giappone da molti anni. Fui colpita dalla magia di un posto realmente esistente, dove le persone alzavano la cornetta di un apparecchio non collegato per parlare con i propri defunti. Un angolo di mondo in cui si affida tuttora al vento la voce, perché raggiunga chi ormai è dall’altra parte.
È importante perché la perdita riguarda tutti gli esseri umani. Prima o poi si rimane indietro. Chiunque abbia amato un giorno si ritrova là. E tuttavia la storia continua. Il Telefono del Vento è quel luogo in cui il pensiero diventa parola, e la parola pesa meno sul cuore del pensiero. Bisogna mettere ordine nei propri sentimenti per parlare con un altro, una terza persona. Il Telefono del Vento aiuta a fare quel salto.

Hai dovuto scavare in una delle pagine più drammatiche della storia recente del tuo paese d’adozione, il Giappone, raccontando le vicende di alcuni sopravvissuti allo tsunami del 2011. Come hai affrontato questo difficile tema, in un paese caratterizzato dell’estrema riservatezza e dal controllo delle emozioni?
Il disastro del Tōhoku del marzo 2011 ha lasciato un solco nel cuore dei giapponesi. Scriverne immediatamente mi pareva impudico. È per questo ho atteso, aspettavo la storia giusta.
Il dolore, per il popolo giapponese, è effettivamente materia privata. [..] Eppure ho assistito da vicino, in prima persona, a quei giorni, ho ascoltato storie tremende. L’ambientazione del Telefono del Vento in questo senso era perfetta perché non si tratta banalmente di un luogo in cui riversare soltanto il proprio dolore, ma di un posto in cui porre anche le basi per una relazione nuova con chi si è perso, un rapporto non meno importante di quello che si aveva quando i propri cari erano in vita.

Questo romanzo ha commosso ed emozionato gli editori di tutto il mondo, tanto che i diritti di traduzione di Quel che affidiamo al vento sono stati acquistati mesi prima della sua pubblicazione. A cosa credi sia dovuto il suo sorprendente successo?
Il tema è universale. Viviamo, pertanto moriamo. Stringiamo relazioni, ci innamoriamo. Pertanto perdiamo.
Tuttavia non ci deve essere per forza cupezza nel raccontarlo. Volevo narrare il lutto sì, ma anche la gioia di essere al mondo, la sensazione che abbiamo di affidare fisicamente parti di noi alle persone che amiamo, il coraggio che serve a lasciarle andare di qua, per rincontrarle di là. Volevo ci fosse leggerezza e molto amore. Ecco, credo sia stato merito proprio di questa leggerezza che accompagna il libro.
Descrizione
Dalla seconda/terza di copertina
Laura Imai Messina è nata a Roma. A 23 anni si è trasferita a Tokyo dove ha conseguito un PhD presso la Tokyo University of Foreign Studies. Insegna in alcune delle più prestigiose università della capitale. Ha esordito con successo nel 2014 con Tokyo Orizzontale (Piemme). Nel 2018, sempre per Piemme, è uscito Non oso dire la gioia e per Vallardi il best-seller Wa, La via giappone
Sinossi
Sul fianco scosceso di Kujira-yama, la Montagna della Balena, si spalanca un immenso giardino chiamato Bell Gardia. In mezzo è installata una cabina, al cui interno riposa un telefono non collegato, che trasporta le voci nel vento. Da tutto il Giappone vi convogliano ogni anno migliaia di persone che hanno perduto qualcuno, che alzano la cornetta per parlare con chi è nell’aldilà.
Quando su quella zona si abbatte un uragano di immane violenza, da lontano accorre una donna, pronta a proteggere il giardino a costo della sua vita. Si chiama Yui, ha trent’anni e una data separa quella che era da quella che è: 11 marzo 2011. Quel giorno lo tsunami spazzò via il paese in cui abitava, inghiottì la madre e la figlia, le sottrasse la gioia di essere al mondo. Venuta per caso a conoscenza di quel luogo surreale, Yui va a visitarlo e a Bell Gardia incontra Takeshi, un medico che vive a Tokyo e ha una bimba di quattro anni, muta dal giorno in cui è morta la madre.
Per rimarginare la vita serve coraggio, fortuna e un luogo comune in cui dipanare il racconto prudente di sé. E ora che quel luogo prezioso rischia di esserle portato via dall’uragano, Yui decide di affrontare il vento, quello che scuote la terra così come quello che solleva le voci di chi non c’è più.
E poi? E poi Yui lo avrebbe presto scoperto. Che è un vero miracolo l’amore. Anche il secondo, anche quello che arriva per sbaglio. Perché quando nessuno si attende il miracolo, il miracolo avviene.
Laura Imai Messina ci conduce in un luogo realmente esistente nel nord-est del Giappone, toccando con delicatezza la tragedia dello tsunami del 2011, e consegnandoci un mondo fragile ma denso di speranza, una storia di resilienza la cui più grande magia risiede nella realtà.
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