Eterni viandanti
Il viaggio di Matsuo Bashō
L’haiku ha in Matsuo Bashō (1644-1694) uno dei quattro maestri riconosciuti – gli altri sono Yosa Buson, Isa Kobayashi e Masaoka Shiki. Ma Bashō è sicuramente il primo a innovare il genere tipico della poesia giapponese, lo traghetta verso una forma più raffinata, introduce l’uso della lingua comune. Fu poeta viaggiatore e una delle sue raccolte più interessanti è senza dubbio un diario di viaggio, Oku no Hosomichi (奥の細道, Lo stretto sentiero per il profondo Nord), scritto nel 1694, ma pubblicato postumo nel 1702. È il resoconto in prosa e poesia di un viaggiatore attento che cerca di cogliere e comunicare agli altri l’essenza poetica dei luoghi che visita, il contesto sociale e religioso, il delicato equilibrio dei vari elementi della natura. Entriamo allora nei versi di Bashō, ammiriamo quello che egli stesso vede, annusiamo i profumi, ascoltiamo i suoni di questo Giappone della fine del XVII secolo.
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MATSUO BASHŌ
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O cuculo!
Guida il mio cavallo
attraverso i campi
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Mare in burrasca –
su Sado si stende
la Via Lattea
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Steli di iris
si aggrovigliano ai miei piedi
come lacci di sandali
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L’erba estiva!
È tutto ciò che rimane
del canto dei guerrieri
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Profumo di crisantemi
a Nara antiche statue
di Buddha
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Oltre le tende
una quieta profondità –
fiori di prugno del Nord
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Statua commemorativa di Matsuo Bashō a Ōgaki © Kichiverde
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LA FRASE DEL GIORNO
Sono eterni viandanti i mesi e i giorni; e anche gli anni che passano sono come viaggiatori.
MATSUO BASHŌ, Lo stretto sentiero per il profondo Nord